Questa mattina vi avevamo parlato del licenziamento di Varriale, ormai ex responsabile scouting del Benevento. Nella serata di ieri il dirigente aveva inviato un messaggio ad Antonio Vacca nel quale gli esprimeva il suo appoggio per l’atteggiamento tenuto nei confronti di un giornalista sannita. Lo screen, successivamente, è stato pubblicato dalla sorella del calciatore su Facebook e ha fatto il giro della rete in men che non si dica, scatenando la rabbia della piazza. A quel punto il presidente del settore giovanile Palermo non ha potuto fare altre che comunicargli il licenziamento.
Varriale, però, ha voluto dire la sua e ci ha contattato per scusarsi con la città di Benevento evidenziando le ragioni che l’hanno spinto a scrivere il “famoso” messaggio:
“Premetto che non conoscevo il passato di Antonio Vacca fino a ieri. Non sapevo delle varie incomprensioni che ha avuto con i tifosi del Benevento in passato e quindi, in buona fede, gli avevo espresso la mia vicinanza solo per come ha risposto al giornalista in questione. A volte i giornalisti entrano in sala stampa solo per creare disordini e io, non sapendo cosa c’era dietro, vedevo quelle ripetute domande come un motivo per crearle. Non ho fatto nessun riferimento alla città di Benevento né alla società. Lavoro con i giovani da 20 anni e non mi permetterei mai di fare una cosa del genere. E’ stato un grosso equivoco, anche perché lavoravo con il Benevento e sarei stato un folle se avessi parlato male della società e della città. Ci tengo a fare le mie scuse a tutti. Mi sono arrivati tanti messaggi su Facebook ai quali ho risposto a tutti con assoluta calma perché ho capito che il mio gesto è stato giustamente frainteso. Purtroppo il posto l’ho perso, dovevo fregarmene delle parole di Vacca ma sono un impulsivo e ho sbagliato. Ho parlato con Palermo e Clemente che mi hanno espresso il loro dispiacere nonostante tutto perché ho sempre lavorato bene in giallorosso. Sono riuscito a costruire un’under 15 a zero euro e questo sarà sempre il mio vanto. Scusatemi ancora”.
Ivan Calabrese
