Ciciretti: «Niente paragoni, ambiente beneventano particolare»

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RUOLO – Stare a sinistra non è un ruolo che preferisco, penso che lo abbiano visto tutti quanti. Forse sarà un mio blocco mentale, ma se gioco su una fascia ho un tipo di postura, un modo mio di giocare, e rientrare in campo col destro non mi esce naturale; se poi ovviamente il mister mi schiererà là, dovrò farlo per forza.

MARGINI – Devo migliorare, ho solo 22 anni, quindi ho un grande margine miglioramento, penso che sia normale.

ANDAMENTO – Forse abbiamo sbagliato un po’ noi ad abituare i tifosi a non perdere mai, forse se perdevamo all’inizio, e poi verso la decima, non si sarebbe creato tutto il caos che si è poi creato. Noi siamo partiti per salvarci, poi sono iniziati ad arrivare i risultati, e una volta che non sono più arrivati, la gente ha iniziato a mugugnare già al primo passaggio sbagliato. Ci sta eh.

ERRORI – Inconsciamente abbiamo iniziato a considerarci molto più bravi di tante altre squadre, in questo periodo ci è mancato quel qualcosa che potesse darci uno sprint in più, anche col Verona e altre squadre tenevamo spesso palla; è normale che quando vinci l’errore si nota meno spesso rispetto a quando non vinci.

COMPAGNI – Sono molto legato ad alcuni che sono andati via e che c’erano l’anno scorso, quest’anno ho legato con Falco e con Ceravolo, quindi nonostante la gente sia cambiata, il gruppo è rimasto, è bello come quello dell’anno scorso.

AMBIENTE – Quello che facevo prima lo faccio anche adesso, per tre partite che gioco bene non è possibile che vengo paragonato a Politano o Caprari che giocano in serie A; per me è un’assurdità, secondo me è l’ambiente beneventano che è fatto così: basta poco e subito ci si esalta, e viceversa subito ci si butta giù.  Politano fa venti partite in A e segna in Europa League, io invece ho fatto un gol su rigore contro la SPAL, parliamoci chiaro.

GIUDIZIO – Se voi mi chiedete “Ciciretti ha avuto un inizio positivo o negativo?” io vi rispondo che è stato positivo. Io sono innamorato della palla, a volte mi intestardisco, ma è il mio modo di giocare.