Il commento. La rivincita dei tifosi: è la squadra del popolo

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BN-MELFI (152) (2)Se siete beneventani di nascita, d’adozione, o comunque giallorossi dentro, dedicatevi questa vittoria. Il Benevento non ha fatto ancora nulla, è lassù con un solo punto di vantaggio sulla seconda. Certo, è lì a giocarsi il campionato come gli era già accaduto in passato, ma con qualche differenza. La Strega è forte di consapevolezze diverse e di un background solido come la filosofia inculcata da Auteri ai suoi ragazzi. Non servono maghi o santoni per individuare la difformità rispetto a prima. C’è gioco, c’è qualità, c’è estro. Caratteristiche non esposte in forma individuale – o almeno non prevalentemente – sul palcoscenico del campionato, ma mescolate coralmente come solo le grandi squadre riescono a fare.

E poi ci sono i tifosi. Quelli come voi, troppo spesso umiliati da dicerie e luoghi comuni. “Benevento è una piazza fredda. Una piazza che incute timore e pressione”. Quante volte vi sarà capitato di sentire questa frase? Quante volte a pronunciarla sono stati addetti ai lavori o calciatori transitati in passato da queste parti? Un’accusa violenta, a tratti offensiva, operata il più delle volte per mascherare un insuccesso, ha finito per spacciare come “ossessiva” una tifoseria che invece aveva solo una semplicissima e legittima voglia di calcio. E diciamolo pure chiaramente: un Benevento che giocava a calcio così non lo si vedeva da anni, forse decenni. Trame di gioco orchestrate alla perfezione, scambi nello stretto, triangolazioni millimetriche. Emozioni. Sì, emozioni dettate dal gioco, dalla sensazione che ogni weekend, dovunque si giochi, i giallorossi non smetteranno mai di lottare per ottenere i tre punti.

Non ce ne voglia chiunque altro lo abbia preceduto, ma il Benevento di Auteri diverte, fa divertire e soprattutto conquista. Come si potrebbe mai pensare di portare gente allo stadio senza produrre calcio? Come si può pretendere che i tifosi preferiscano pagare il biglietto sapendo già che la partita può essere decisa solo da un episodio e che per i restanti 89 minuti ci si annoi a morte? E’ questo che differenzia il Benevento attuale da quelli passati. Questo Benevento gioca a calcio, gli altri anni a stento si provava a farlo. Non che si sbagliasse (come dice qualcuno “il fine giustifica i mezzi”) ma semplicemente non è quello che tutti i tifosi vogliono.

L’atmosfera respirata contro il Melfi è stata unica. Al ricordo di Carmelo Imbriani si è unito un trascinamento emotivo coinvolgente ed intenso. Un calore che la squadra ha avvertito ricambiando con la moneta del gioco e del divertimento. Un abbraccio intenso tutto giallorosso. Sentito, voluto, finalmente realizzato. E non ci venissero più a dire che Benevento è una città apatica, che la tifoseria giallorossa non sa emozionarsi nè essere coinvolgente. Sono faziosità e falsità.

Benevento è questa qui, e chi è riuscito a conquistare il suo cuore ha finito per innamorarsene perdutamente. Aruta, Mariani, Mastroianni, Bertuccelli e tantissimi altri sono lì a ricordarcelo ogni santo giorno (l’ultimo, in ordine di tempo, Marco Paoloni ndr.). Chi sostiene il contrario lo fa perché probabilmente non c’è mai riuscito e non riesce a farsene una ragione. La torcida, poi, non si scalda certo a comando. L’atmosfera si sta facendo bollente proprio perché si è consapevoli che, comunque vada, questi ragazzi ce l’avranno messa tutta. L’abbiamo rinominata la “squadra del popolo”. E francamente, oggi più che mai, questo Benevento non sembra appartenere a nessun altro.

Francesco Carluccio