Val di Sangro, Pagani, Foggia, La Spezia: Ghigo non è mai un’emozione da poco

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Sei Presidenti del Consiglio, due della Repubblica, due Campionati del Mondo, tre Europei, altrettanti Giochi Olimpici, undici stagioni calcistiche, due promozioni del Benevento. Potremmo andare avanti per ore, dicendo ad esempio che l’iPhone non era stato ancora inventato o che Facebook al tempo era ancora solo una buona idea e nulla più, ma ci fermiamo qui, citando solo alcuni degli eventi che si sono alternati dal 19 agosto 2006 ad oggi.

Quel giorno – o meglio quella notte – Piergraziano Gori esordiva in maglia giallorossa. Di fronte non c’era una squadra qualunque, ma la Sampdoria di Maggio e Quagliarella per un primo turno di Coppa Italia del tutto inedito. L’undici titolare di quel Benevento è roba per tifosi incalliti. Davanti a Ghigo – estremo difensore di una squadra costruita per tentare la promozione in C1 – trovavano spazio Martinelli, Pedotti, Bianciardi e Ferdinando Castaldo; Maschio, Imbriani, Vagnati e Palermo a centrocampo; Taua e Polani in attacco. Due a zero per i blucerchiati (gol di Bonazzoli e Quagliarella) ma equilibrio mantenuto fino all’85’, a dispetto dell’ampio divario di categoria.

Undici anni, insomma, sono abbastanza per parlare di “altri tempi”, ma non per gente come Gori. Ieri l’ennesimo miracolo a La Spezia, su un rigore che non avrebbe alterato il senso della vittoria, ma che resta emblematico per tante ragioni. E poi, diciamocela tutta, quando Ghigo para rigori non è mai banale. Come contro la Val di Sangro, nel 2007 (foto). Era il 29 aprile, il Benevento rincorreva il Sorrento e doveva vincere ad ogni costo tra le mura amiche. Una magia di Masciantonio al quarto d’ora della ripresa aveva portato la Strega sul 2-1 ma nel finale accadde l’incredibile: all’89’ rigore per gli abruzzesi. Dal dischetto, tuttavia, Pagano capì subito che non ci sarebbe stato scampo. I guantoni di Gori gli sbarrarono la strada, il Vigorito divenne una bolgia.

Altri tempi, ma non per Ghigo. Che una volta, dopo un rigore, urlò persino di dolore. Accadde a Pagani, il 24 marzo 2013, quando parò il penalty di Scarpa con il piede sinistro (foto). Avvertì dolore alla caviglia e fu sostituito da Mancinelli, ma regalò comunque – salvando lo 0-0 – l’illusione dei play off alla squadra di Carboni tenendola in vita in un momento topico della stagione.

Indimenticabili, poi, quelli neutralizzati lo scorso anno. A Foggia il più importante, contro la Casertana forse il più emozionante, con l’intervento su Mancosu che diede il via alla goleada giallorossa. Ieri l’ennesimo tassello di un mosaico ricco e dall’inestimabile valore. E proprio come Pagano della Val di Sangro, anche Granoche – con ogni probabilità – ha capito subito che non ci sarebbe stato nulla da fare per lui. Era scritto nelle stelle che sulla rinascita giallorossa dovessero esserci anche i guantoni di Batman, eroe dalla faccia pulita con il dono di parare anche il tempo che passa.

Classe '90, beneventano dentro e fuori dal campo. Pubblicista dal 2012, laureato in Scienze della Comunicazione. Dal 2009 al seguito dei colori giallorossi con un pc sottobraccio. La B un sogno realizzato, ma non c'è conquista più bella di quella che deve ancora arrivare...