Da una parte all’altra del campo, ma a differenza di un match di tennis in cui la pallina viene contesa da due controparti, qui pare che nessuno muoia dalla voglia di giocarla. Eppure lei è lì, decisa nel determinare l’esito di qualcosa, influire sui risultati, comandare la partita. La pallina in questione non è una pallina qualunque ma Claudio Lotito, presidente della Lazio, co-patron della Salernitana e futuro – almeno è ciò che lui stesso si augura – vice-presidente Figc o presidente di Lega B. Quella che ai più sembrerebbe una situazione confusionaria è nella realtà un chiaro disegno architettato a dovere. Il presidente biancoceleste, infatti, sente di rimanere escluso dalla ridistribuzione delle poltrone operata dal rieletto presidente federale Carlo Tavecchio, e così avrebbe deciso di virare su un incarico al momento scoperto dopo le dimissioni di Andra Abodi e diventare numero uno della Lega cadetta.
Ieri, con un colpo di teatro, ha annunciato la sua candidatura sentendo l’appoggio di un buon numero di società. Per farlo dovrebbe rinunciare alla sua quota societaria in salsa granata e al momento sarebbe l’unico in corsa. Il condizionale in questo caso è d’obbligo in quanto voci di corridoio – stando a quanto riferisce la Gazzetta dello Sport – riferiscono di un Abodi pronto a rimettersi in discussione qualora Lotito fosse intenzionato a fare sul serio o comunque a candidare un nome a lui fedele. Vuole essere pallina, non giocatore. Insomma, vuole decidere lui come sempre. Ma se fallisse sarebbe davvero un bel problema. A quel punto non gli resterebbe nulla se non la “mera” presidenza di un club calcistico, o forse due. Troppo poco per un dirigente che se potesse mirerebbe a gestire anche la luna.
