“San Ghigo”, leggenda giallorossa: tre miracoli per zittire le critiche

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GoriSolitamente le polemiche le lasciamo stare, il calcio ne è pieno zeppo e se scegliessimo di correrci dietro saremmo dei folli. Ma il giorno successivo ad una prestazione del genere, non possiamo fare a meno di spendere qualche parola per Ghigo Gori, portiere classe ’80 che al Liberati è risultato essere il migliore in campo. Tre miracoli lo hanno consacrato a protagonista indiscusso della contesa al pari di Ceravolo, match winner nel giorno del suo ritorno a Terni da ex. Ma se l’attaccante ha avuto il compito di aprire la sfida, al portierone tarantino è spettato quello di chiuderla. Anzi, di chiuderle: partita e saracinesca. Tre parate provvidenziali: prima su Defendi, poi su Di Noia e infine Di Livio, negli ultimi due casi di piede, come lo scorso anno a Castellammare di Stabia su una svirgolata maldestra di Mattera che sfiorò l’autogol dell’1-1 in una gara cruciale per la promozione. Insomma, non servono poi tante parole per ergere Gori al ruolo di leggenda giallorossa, titolo che gli calza alla perfezione sia per la carriera che per l’incidenza nei recenti risultati del suo Benevento. E pensare che c’era stato chi lo aveva messo in discussione, non solo in estate (tra gli addetti ai lavori) ma anche nel post derby di Salerno dove in realtà le colpe della sconfitta non erano certo da addebitare a lui. Merita rispetto, come tutte le leggende. D’altra parte, condurre il Benevento alla promozione in B capita statisticamente una volta ogni 87 anni. E salvargli la pelle indossando i panni del supereroe in cadetteria, non è da tutti. Sarà per questo che lo chiamano Batman.

Classe '90, beneventano dentro e fuori dal campo. Pubblicista dal 2012, laureato in Scienze della Comunicazione. Dal 2009 al seguito dei colori giallorossi con un pc sottobraccio. La B un sogno realizzato, ma non c'è conquista più bella di quella che deve ancora arrivare...