PRIMA CAT.: Montesarchio da urlo, goleada anche contro il Castefranci

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Da urlo. Un urlo che riempie un freddo e piovoso pomeriggio d’inverno e atterrisce i rivali. Dio che Montesarchio, che festa, che intesa di uomini e di campioni. E hanno anche sofferto, eccome, anche se esclusivamente nei primissimi minuti di gioco. È il valore aggiunto di una vittoria grandiosa perché ottenuta a spese di un avversario degno, un Castelfranci coraggioso che si è presentato al “Russo stadium” forte delle sue tre vittorie esterne stagionali. Della partita c’è poco da raccontare, se non l’eccezionalità della capolista, oramai divenuta mera normalità. Gioco spumeggiante, sinfonico, magicamente orchestrato dal regista Panella. Da vero capitano sta guidando i suoi verso il meritato traguardo stagionale. Povero Castelfranci, vittima sacrificale di turno dei cannibali sanniti, che l’hanno rispedito in irpinia con ben otto goal sul groppone. Eppure avevano iniziato nel migliore dei modi, calciando un’insidiosa punizione nei primissimi minuti. Anche se avrebbero dovuto sapere che la provocazione avrebbe risvegliato i migliori istinti dei bianco-azzurri: la fame, la rabbia, la passione, la bravura. Difatti, nei successivi 85’ di gioco è stato dominio Montesarchio. Russo non si è lasciato sfuggire l’occasione di immagazzinare reti per una sempre più vicina vittoria fra i miglior marcatori: due reti il suo bottino, la prima al 13’ con un potente destro dai venti metri, la seconda con un tiro al volo da pochi passi ottimizzando l’eccellente sponda aerea di Lombardo. Ai suoi goal vanno aggiunti quelli dei due centravanti Mauriello, solito guerriero in campo, e Polvere, che ben ha saputo sfruttare i pochi minuti concessi dall ‘allenatore. Per non dimenticare la rete di un ritrovato Lombardo, un po’ in ombra nelle ultime uscite. Sette reti cui va aggiunta quella più preziosa, di un ragazzo che ha dato tanto al calcio nostrano e chissà cos’altro potrà regalare ancora: Mario Massaro. Passato glorioso alle spalle, è l’uomo in più di questo Montesarchio: un fulmine sulla corsia di destra che salta gli avversrai come birilli. Giornata da sottolineare: oltre al goal confeziona anche due deliziosi assist per i compagni. Scheggia impazzita. Mi auguro che un successo, così maturato, non gli dia alla testa e semmai ali ai piedi per recuperare tutto il tempo perduto. È piaciuto, il Montesarchio, perché ha badato al concreto e poco, molto poco allo spettacolo: cinico, spietato come al solito. Solo nella fattura dei goal si sono intravisti lampi di genio, perché, come si direbbe in altre piazze, quei “tenori”, Russo docet, non sanno essere banali; e infatti nascevano improvvisi, fulminanti, preparati al piccolo trotto o con larghi giri provocati da capitan Panella, da Parente, finalmente una prestazione da incorniciare, da un Massaro da medaglia d’oro, e così esplodevano in faccia all’allibito Camusi, il povero portiere ospite bersagliato per tutti i novanta minuti. Mentre la difesa, tradita dalle defezioni di Cioffi e Campobasso, si rimpolpava con le eccellenti prestazioni di Ciampino e Pisaniello nonché del rientrante Verlezza, manifestando tutta la sua sicurezza. Una prova di maturità, poco spazio ai reclamizzati sentimenti dei poveri: solo l’espressione folle del bomber Russo, la rabbia dipinta sulla faccia di Mauriello, la disillusione del “bambino” Abete quando s’è mangiato il goal restano a dire di una compagine sentimentale; ribadisco, questo Montesarchio è una macchina da guerra. L’avevo già scritto dopo il successo netto contro l’ostico Vitulano, non posso che ripetermi. È opportuno fare i complimenti al preparatore e al mister. Hanno fatto un gran lavoro, questa è una squadra che corre a mille e arriva sempre prima dell’avversario sul pallone. Non capita spesso di esaltarsi e cercare di raccontar la storia col freno a mano, per non sembrare sciocco. L’attacco stellare della capolista provoca emozioni uniche, fa vivere serate indimenticabili che fino a qualche anno fa erano impensabili. È così che una banale partita di uno svalutato torneo provinciale torna ad essere un’emozione da raccontare.

Giuseppe Parente