Il paradosso: tutti se la prendono con l’arbitro, ma sfugge la cosa più importante

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chibsahSono bastati venti minuti al signor Abisso di Palermo per finire nel classico occhio del ciclone. Due rossi, un rigore concesso, e tante piccole sbavature sparse qua e là all’interno del big match del Bentegodi, hanno issato l’arbitro siciliano a protagonista di un confronto combattuto fino alla fine. Ma siamo sicuri che l’indicazione più importante della sfida giocata in Veneto provenga proprio dal direttore di gara? Per quanto in difetto e per questo non giustificabile, Abisso ha distribuito le distrazioni equamente. Si parla del rosso comminato a Cissé e di quello sventolato in faccia a Pazzini, ma non di quello mancato a Fossati, ad esempio, che sul finire della prima frazione avrebbe meritato il secondo giallo per un intervento a centrocampo su Viola. Errori grossolani compensati dall’ottima vena degli assistenti che non si sono mai fatti trovare impreparati nella segnalazione dei fuorigioco chirurgicamente studiati dalla linea difensiva giallorossa per mettere fuori causa Pazzini.

Ma allora, se assolvessimo anche solo parzialmente l’arbitro, cosa resterebbe? E’ la domanda che più o meno si saranno posti a Verona subito dopo il triplice fischio, in seguito all’ennesima prestazione mediocre di una squadra farcita di grandi nomi ma continuamente messa sotto scacco da compagini partite con altre ambizioni. Il primo tempo giocato dal Benevento ha smascherato tutti i limiti della squadra di Pecchia, brava nel palleggio ma sterile e pericolosa solo a folate. L’allenatore scaligero ha contato 24 tiri in porta, ma nonostante il dato gonfio, Cragno ha corso ben pochi veri pericoli dalle sue parti. Dunque il dubbio sorge spontaneo: non è che qualcuno sta utilizzando la scusante arbitrale per nascondere i propri difetti? Anche le parole del direttore sportivo Fusco sembrano esagerate. Si parla di disparità e di protagonismo, ma perché Baroni non ha fatto lo stesso? Eppure il tecnico giallorosso avrebbe anche qualche attenuante in più, considerando il precedente di Frosinone e l’ allontanamento dalla panchina scaturito dall’espulsione di Cissè.

Si perde di vista, dunque, la cosa più importante. Quella che fortunatamente non è sfuggita a tanti tifosi, anche veronesi. Il Benevento ha giocato da squadra, ha strappato applausi e consensi, ha collezionato simpatie. La Strega nel primo tempo ha mandato in tilt il centrocampo avversario nonostante l’inferiorità numerica in mediana. Si è affidata ai suoi funamboli e allo strapotere fisico di Cissè, che non a caso era andato a segno addirittura due volte vedendosi annullare un’autentica perla per fuorigioco di Ceravolo. La corazzata, per almeno 70 minuti, è sembrata essere quella con l’abito bianco rifinito di giallorosso. Quella che un anno fa, di questi tempi, si apprestava ad ospitare l’Andria al Vigorito. Ora fa tremare il Bentegodi. Ed è questo, non la direzione di gara, l’elemento più importante della notte veronese.

Foto: hellasverona.it

Classe '90, beneventano dentro e fuori dal campo. Pubblicista dal 2012, laureato in Scienze della Comunicazione. Dal 2009 al seguito dei colori giallorossi con un pc sottobraccio. La B un sogno realizzato, ma non c'è conquista più bella di quella che deve ancora arrivare...