Marco Paoloni: “Sono stato minacciato con un’arma”

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Marco PaoloniMarco Paoloni, il portiere del Benevento da venerdì è agli arresti domiciliari.  Nell’interrogatorio del 10 giugno a Cremona, Paoloni ha dichiarato di essere stato “ricattato con la ricetta del Minias” e di non aver “avvelenato i miei compagni di squadra”.

Paoloni lo confessa quando parla della partita Inter-Lecce, ”la partita del bluff”, in cui il portiere dice di essersi finto Daniele Corvia, attaccante del Lecce, parlando con Massimo Erodiani, il titolare delle agenzie di scommesse di Pescara. Su Inter-Lecce del 20 marzo 2011, il gruppo bolognese,  aveva investito €. 150.000.  La scommessa  salta e l’organizzazione pensa di recuperare i soldi con Benevento-Pisa del giorno successivo. Paoloni dice: ”Sia Giannone che Erodiani mi avevano detto che c’era l’esigenza di recuperare la somma perduta nel più breve tempo possibile e quindi era necessario un mio intervento già nel Benevento-Pisa che sarebbe stata giocata il giorno successivo. Io mi sono spaventato e pertanto ho apparentemente acconsentito a prestarmi a quanto richiesto. Dissi pertanto che avrei contattato alcuni giocatori del Pisa (in un secondo momento parlai di Favasulli e Carparelli, credo)”.   ”In un primo tempo Erodiani sembrava propenso ad una vittoria del Pisa, ma in un secondo tempo a parole ci siamo accordati appunto sull’over”. La partita finirà 1-0 ”e io ho giocato come avevo giocato tutte le altre gare, impegnandomi al massimo. La situazione ovviamente è peggiorata perché non si è realizzato l’over. Peraltro i miei interlocutori pensavano che io li avessi presi in giro in quanto ero risultato il migliore in campo”.

Poi Paoloni racconta delle minacce ricevute: ”Il pomeriggio stesso Bellavista e Giannone mi hanno chiamato e mi hanno minacciato facendomi presente che dovevo dare loro la somma di 300.000 euro. Ricordo in particolare le minacce di Bellavista. Qualche giorno dopo mi contattarono Giannone e Bellavista, i quali mi preannunciarono l’arrivo di un loro amico a Benevento, il quale avrebbe dovuto ritirare l’assegno”.

Io lo compilai in maniera frettolosa anche perché intimorito dell’importo di 300mila euro. Peraltro Giannone voleva ulteriori 50.000 euro sempre in assegno. Quel tale di Bari, amico di Bellavista e Giannone, presentatosi effettivamente a Benevento sotto l’albergo dove abitavo, verso le 12.30, mi ha minacciato con una pistola. Ricordo che fece il gesto di estrarla dalla giacca ed io ho avuto modo di vedere nitidamente l’arma che mi pareva una semiautomatica”.