Liccardi a ruota libera: «Non chiamatemi direttore sportivo. Porterò idee e passione»

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Una nuova avventura è ufficialmente partita. Lasciata la panchina dell’Apollosa, Ezio Liccardi ha dismesso i panni dell’allenatore per vestire quelli del direttore sportivo, anche se questo appellativo non gli calza propriamente a pennello per sua stessa ammissione. Ha scelto l’Irpinia, precisamente la Vis Montorese per il battesimo da dirigente e in questa intervista racconta l’impatto avuto con la nuova realtà, naturalmente senza peli sulla lingua, come abituato a fare.

Come mai la decisione di lasciare la panchina?

Non ho voluto correre il rischio di dover aspettare a vuoto o addirittura di snaturarmi “prostituendomi” al primo che capitava. Ho sempre pensato di fare calcio differentemente da tanti altri e ho cercato sempre di difendere il mio pensiero rispetto a chi voleva anteporre altri interessi ai miei. Purtroppo non ho mai trovato persone capaci di mantenere la propria parola e quindi, vista l’opportunità, ho deciso di tuffarmi in un’avventura dove avrò responsabilità che fino ad ora non mi competevano. Mi da fastidio essere chiamato Ds, preferisco mi chiamino “die strunz”, almeno evito di ritrovarmi gente che pensa di aver a che fare con una persona che manipola soldi e niente più. Prendo in eredità una società retrocessa e un parco giocatori che ha preso altre strade. A me il compito di creare un organigramma che mi possa consentire di centrare l’obiettivo che non è quello di vincere ma di migliorarsi giorno dopo giorno, con passione e con lo scopo precipuo di divertirsi con impegno.

Liccardi EzioIn Irpinia e non nel Sannio. Da cosa è dipesa la scelta?

Mi sarebbe riuscito sicuramente meglio nel Sannio viste ormai le innumerevoli conoscenze ma ho preferito una zona nuova, dove le difficoltà saranno tante e dove dovrò fidarmi di chi mi sta intorno.

Come ti trovi in questa nuova veste? Ci sono delle novità?

Mi trovo benissimo in questa nuova veste, forse sono gli altri che hanno contorta la figura del Ds. Quando vengono stabiliti questi ruoli ognuno si veste di panni che non gli appartengono. Ho antipatia per tutti gli allenatori che si sono proposti e che addirittura si sono dati anche un prezzo. Siamo in Prima Categoria, i soldi non ci sono e comunque non vanno spesi senza criterio.

Pensi di puntare su qualche atleta sannita?

Cerco persone serie, persone che come me abbiano il calcio nelle vene, il calcio quello sano, fatto di valori e di passione, non il calcio che s’intendeva venti anni fa quando le opportunità erano diverse. Le realtà sono tutte uguali, non c’è differenza tra Sannio ed Irpinia se non nei numeri. Il Sannio ha 280 mila abitanti e 60 squadre, l’Irpinia ha 425 mila abitanti e 135 squadre. Questo serve a capire che c’è molta predisposizione a giocare per puro divertimento, basti pensare che il numero delle squadre di Terza Categoria equivale al numero delle squadre sannite presenti nell’intero panorama dilettantistico. Se fossi stato in passato un qualunque presidente avrei fatto le mie scelte in base ai meriti ed è proprio quello che farò, iniziando dall’allenatore. Mi basta pensare che la persona da me individuata è un patito di Zeman e che il suo collaboratore tifa incondizionatamente Fiorentina per creare l’alchimia giusta. Nel momento in cui sarà ufficiale la mia scelta lascerò a lui l’incombenza di costruirsi la squadra perchè è giusto che le responsabilità del campo siano sue. Non entrerò mai nelle sue competenze, come non l’ho mai permesso a nessuno e sarò a sua disposizione per qualsiasi consiglio. Ho sempre desiderato che il calcio fosse così e ora ho la piccola opportunità di creare qualcosa che sia vicino al mio modello e se l’allenatore dovesse avere bisogno delle mie competenze porterò il prodotto beneventano che conosco sicuramente meglio e che fino ad ora ho tenuto in naftalina solo per una questione di spese. Da oggi nasce la nuova figura di “die strunz”.