L’Atletico Brigante non sarà a Castelfranco: le motivazioni

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Mercoledì 18 maggio l’Atletico Brigante non scenderà in campo per il recupero della partita sospesa con il Castelfranco. Seguendo le pratiche che ci contraddistinguono, tale scelta è scaturita a seguito di una assemblea tra squadra, dirigenza e supporters e alla luce di quanto è emerso dallo scandaloso comunicato della FIGC e dalle decisioni del giudice sportivo Bruno Marra. La nostra decisione non vuole rappresentare l’esistenza di una frattura insanabile tra noi e la società Castelfranco Calcio, ma vuole denunciare il clima di giustificazionismo che si è sviluppato all’indomani dell’aggressione ai danni di un nostro giocatore. Il comunicato della FIGC ci trova profondamente contrariati, d’altronde non possiamo aspettarci altro da una federazione il cui presidente è Tavecchio, famoso per le sue infelici uscite sui mangia banane. Ci aspettavamo invece una forte presa di posizione da parte degli organi provinciali, in primis dal delegato Antonio D’Argenio, che però non c’è stata. Noi denunciamo questa violenza e questi meccanismi di competizione spietata che aleggiano e caratterizzano il mondo del calcio, e più in generale la vita in una società contraddistinta da egoismo, violenza e odio per l’altro, sulla scia di un “homo homini lupus” di hobbesiana memoria. Di più, denunciamo i tentativi di giustificare tali comportamenti con affermazioni del tipo “questo è il calcio”, “mettiamoci una pietra sopra” o addirittura “poteva andare peggio”.

Atletico BriganteL’Atletico Brigante, come ormai tutti sanno, non vuole e non può credere che questo sia il vero calcio, né tanto meno ha intenzione di mettere una pietra sopra a quanto accaduto, sulla base di un “volemose bene” che non appartiene al nostro modus operandi. Accettiamo le scuse del Castelfranco Calcio, ma non ne siamo soddisfatti. Ci aspettavamo un gesto forte quale ad esempio una loro venuta al campo per porgerci le loro scuse di persona, ma si sono limitati ad un comunicato ed a chiamate occasionali nel giorno dell’incidente, frutto più di timore per eventuali denunce legate all’aggressione che di una reale condanna di quel gesto di inaudita violenza. D’altronde, anche nei momenti subito successivi all’aggressione, il comportamento di alcuni calciatori (tra cui uno appartenente alle forze dell’ordine) è stato teso a difendere i propri piuttosto che prenderne realmente le distanze per quanto avvenuto. Ci aspettavamo una forte presa di posizione da parte degli organi federali per denunciare l’accaduto e far si che tutto non passasse in sordina. Invece sembra che la volontà sia quella di dimenticare l’accaduto almeno fino a quando non ci sarà un’altra aggressione. Sei giornate di squalifica per una aggressione che rimanda alle vecchie aggressioni di stampo squadrista ci lasciano perplessi. Un altro calciatore del Castelfranco che si è macchiato di questi atti osceni non è stato neanche menzionato. L’aggressione di cui sono stati vittima i nostri supporters con coltelli mentre lasciavano Castelfranco, non è stata menzionata. Potevamo decidere di fare ricorso, ma abbiamo deciso di non farlo perché sappiamo bene cosa è la FIGC, organismo di potere che dietro un falso perbenismo fa gli interessi dei soliti noti, e se avesse voluto prendere una seria posizione lo avrebbe dovuto fare prima o quantomeno avrebbe dovuto scrivere un comunicato più obiettivo. Potevamo chiedere di giocare in campo neutro, ma abbiamo deciso di non farlo perché non siamo disposti a dimenticare quanto accaduto o quantomeno ci auspichiamo l’avvio di una seria riflessione circa quanto accaduto a Castelfranco per far si che non accada mai più. Inoltre giocare una partita all’insegna di una falsa riconciliazione ci sembra un atto ipocrita che non appartiene alle pratiche dell’Atletico Brigante. Per questi motivi mercoledì non saremo a Castelfranco, ma ad allenarci a Pietrelcina in vista dell’ultima partita di campionato, quella con il Pago Veiano.

Dei tre punti non ci interessa, dateli a chi volete. Una multa per la nostra assenza non farà che confermare le nostre posizioni sugli organi federali. Noi non pagheremo nessuna multa e, nel caso in cui la FIGC dovesse pretendere da noi questi soldi, siamo disposti anche a non iscriverci al prossimo campionato. Non saremo certo noi a perderci, ma solo chi non ha capito la reale portata del nostro progetto. Poi ognuno trarrà le sue conclusioni. Noi continueremo ad andare dritti lungo la nostra strada che abbiamo inaugurato, tra l’incredulità generale, circa due anni fa, consapevoli di aver arricchito di contenuti e ideali un campionato di calcio e, più in generale, uno sport caratterizzato unicamente da business e interessi e divenuto sfogo di rabbie e frustrazioni.