La giacca di Di Carlo e la forza di gravità. Il Benevento la annienta, lo Spezia la subisce

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La giacca di Mimmo Di Carlo prova a librarsi nell’aria eludendo la marcatura stretta di una notte da dimenticare. E’ il suo legittimo proprietario a levarsela di dosso e lanciarla nel cielo del Vigorito, prima di riafferrarla tra le mani nel giro di due secondi. Troppo forte la gravità per sperare di lasciarla andare in volo. Troppo forte il Benevento per il suo Spezia.

Il gesto, eloquente e colorato, si è verificato al momento dell’espulsione di Vignali. I liguri stavano producendo il massimo sforzo nel tentativo di pervenire al pareggio approfittando di un repentino cambio d’inerzia dovuto all’ingenuità commessa da Cragno. Poi il centrocampista ci ha messo del suo vedendosi sventolare in faccia il secondo giallo. Qualche minuto prima Manganiello aveva graziato Ciciretti, appena entrato e subito protagonista di un fallo da rigore su Fabbrini non ravvisato dal direttore di gara. A Di Carlo, insomma, era venuta l’acquolina in bocca.

Maledetta forza di gravità. Non solo ha impedito a quella giacca di volare, ma anche a Chichizola di evitare la frittata. Solo un gioco di prospettive, visuali e posizionamenti ha fatto sì che nessuno dei componenti della squadra arbitrale abbia visto la palla in suo possesso varcare la linea di porta. Persino Di Paolo, secondo addizionale messo lì proprio per eludere i gol fantasma, era coperto dal palo e dal corpo del portiere. Il Benevento sarebbe passato in vantaggio già immediatamente dopo il quarto d’ora e in sette minuti avrebbe potuto calare addirittura il poker, se tutti gli episodi gli avessero sorriso.

Sorridono, invece, gli oltre undicimila cuori giallorossi del Vigorito. Anzi cantano, ballano, si esaltano. Non si è mai visto un tifoso fare gol, ma la sensazione è che al Vigorito questo assioma del calcio in alcuni casi venga ribaltato. Non è solo una questione di tifo, ma di simbiosi. Dal derby con l’Avellino, squadra e pubblico sembrano viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda. Non che prima non fosse così, il sostegno non è mai mancato anche e soprattutto nei momenti di difficoltà, ma non servono esperti per capire che ora siamo davanti a un tipo di energia del tutto differente. Quell’energia che spinge Puscas a trasformarsi da oggetto misterioso a giocatore insostituibile, o Ceravolo a passare in un battito di ciglia dal dramma di un rigore sbagliato alla gloria per il ventunesimo centro stagionale. Quella che le gravità la abbatte, la sbriciola, forse la annienta. In un magico insieme di suoni e colori, per un sogno che si spera essere più lungo possibile.

Classe '90, beneventano dentro e fuori dal campo. Pubblicista dal 2012, laureato in Scienze della Comunicazione. Dal 2009 al seguito dei colori giallorossi con un pc sottobraccio. La B un sogno realizzato, ma non c'è conquista più bella di quella che deve ancora arrivare...