Il “caso” Evacuo: le parole del presidente Vigorito.

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Oreste Vigorito, presidente del Benevento.

Non credo sia sfuggito a qualcuno quello che è successo nel post gara. E’ molto più grave che perdere una partita di calcio. Oggi un calciatore ha voluto esprimere un sentimento di gratitudine per la tifoseria dell’anno scorso, senza rendersi conto di cosa ha suscitato nella sua nuova tifoseria. Felice Evacuo non ha chiesto di rimanere nel Benevento contro la volontà di tutti, ha chiesto di rimettere il suo contratto nelle mani della società.
Mi prendo del tempo per prendere una decisione simile, privarsi di un centravanti nel corso del campionato, ora sembra che si preferisca che vada via Evacuo, piuttosto che vincere il campionato.
Saranno dei giorni difficili laddove dovremo prendere dei provvedimenti nei confronti di Evacuo, si potrebbe anche togliere ad una squadra e ad una città, l’opportunità di vincere un campionato.
Chiedo scusa a tutto l’ambiente da parte della società e della squadra.
Dobbiamo capire se quello che ci aspetta è sopportabile oppure no.
Il calciatore comunque pagherà per un errore di valutazione, ma non in malafede, alla città vanno le scuse del presidente.
Oggi sono io che chiedo a tutti di capire, visto che in passato mi è stato detto di cercare di capire.
Ora dico a tutti di tornare a casa, dimenticare per un attimo quello che è accaduto in quei cinque minuti alla fine della partita.
Provate per una volta, magari effettuando una mortificazione del vostro giudizio critico, di riportare quello che dico, evitando schieramenti e commenti.
Provate a capire quante volte ho pensato a non fare il presidente di calcio, agli striscioni e i cori contro, forse se fossi andato a quest’ora non avremmo vissuto un giorno come questo, e non vivremmo un campionato come questo.
Cerchiamo di ricomporre le cose affidandoci agli uomini di buona volontà.
Io prenderò una decisione, ma non oggi.

Io non sto proteggendo nessuno, men che meno Evacuo, sto solo dicendo che la società prenderà dei provvedimenti. Voi fate i giornalisti e non i consulenti del Benevento Calcio Se Evacuo non è venuto è perché ho valutato che non dovesse venire in sala stampa.
Magari se qualche compagno, invece di togliersi gli indumenti, e restare in mutande, si fosse accorto di quello che stava facendo Evacuo, forse avrebbe potuto impedirlo, quindi sicuramente ci sarà qualche provvedimento anche verso qualche altra persona, anche facente parte dello staff tecnico e societario. Se non faccio nomi, è perché non li voglio fare, qui non siamo in un tribunale.
E’ stata la risposta del calciatore ad un presidente inferocito a farmi capire che avevo il dovere di riflettere.

Io mi fido della tifoseria, bisogna vedere se è reciproca anche da parte loro; e oggi è stata la prima volta che ho incontrato la tifoseria in 7 anni.
Ho chiesto ad Evacuo se avesse mai visto un giocatore della Lazio che andasse a salutare quelli della Roma, o uno della Juventus che va a salutare quelli del Torino, qualche calciatore ha detto di sì, che accadono queste cose nel mondo del calcio. Questa non vuole essere una giustificazione, e non lo è. Faccio uno strappo alla privacy, il calciatore si è sentito male, ed è stato richiesto anche l’intervento dello staff medico.
Riflettiamo un attimo su quello che è il male minore di questa storia.
L’allenatore difende tutta la squadra, altrimenti non sarebbe un pezzo importante della stessa. Tutta la squadra sa che il capitano ha commesso un errore, e tutta la squadra è nello spogliatoio con il capitano e l’allenatore stesso.

La prima cosa che ho detto a Felice Evacuo, una volta entrato negli spogliatoi, è stata di andare via. Il ragazzo mi ha guardato con gli occhi sgranati e mi ha chiesto il perché. Io sinceramente lì sono rimasto allibito perché non pensava di aver fatto qualcosa di male. In quel momento non era in possesso delle proprie facoltà mentali, perché non si rendeva conto di quello che poteva fare alla società, alla città e alla sua attuale tifoseria.
Non ho difficoltà a credere che sia vero che lui non si sia reso conto di quel che ha commesso.