Diary day 14 – Clipper Round the World

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Fabrizio D'Aloia - Clipper Round the WorldUna giornata iniziata per me alle 6.00 del mattino è appena terminata dopo 15 ore di lavoro ininterrotto fino alle 21.00.
Anche se sono distrutto non posso non raccontare “a caldo” quello che ho combinato.
Oggi era il mio turno, insieme a Sarah, di Mother Watch, ossia occuparci della cucina per tutto l’equipaggio dalla colazione alla cena.
Considerando che non so neanche preparare il caffe’, per me è stato un inferno che, tra l’altro, mi ha impedito di veleggiare.
Confidavo quindi tutto su Sarah, 69 anni, inglese, energica, che nel lontano 84 ha aperto in UK la prima scuola di windsurf. Ora in giro per il mondo.
La cucina, galley, è posizionata al centro della barca subito di fronte alla scaletta che collega con il deck.
Uno spazio a ferro di cavallo di 2,30 x 1,60 con fornelli e forno a gas basculanti e lavello con pompa a pedale per acqua dolce e salata.
Intorno a questo spazio si svolgevano contemporaneamente tutte le altre attivita’ della barca.
Un girone dantesco che comprendeva chi riparava le vele che occupavano tutti i corridoi, chi con una botola aperta svuotava la sentina con secchio e spugna, chi con chiavi e ferramenta varia armeggiava con il dissalatore posizionato sotto una panca aperta, chi con  guanti puliva i bagni adiacenti ecc..
In tutto questo no1 due cercavamo impassibili di cucinare tra un rollio e l’altro della barca. Tutto si muove qui, sempre!!! Da quando siamo partiti.
Io ho cercata di prenderla con filosofia, come un gioco, quello del piccolo chimico…
Per me tutto era un grande laboratorio dove mescolare degli elementi secondo una formula riportata da qualche parte o nella mente di qualcuno.
In pratica Sarah mi dava indicazioni ed io eseguivo, qundo proprio dovevo.
Cosi ho mescolato in recipienti vari polveri e liquidi provenienti da buste, pacchi e scatolame vario. ho impastato e agitato quando serviva.
E’ venuto fuori del pancake a colazione, poi del pane e del tonno per la pasta per il pranzo, una torta per il pomeriggio e del sugo con carne per il riso a cena
Se dovessi ripetere quello che ho fatto non saprei da dove ricominciare.
Ovviamente le condizioni igieniche in cui si svolgevano gli “esperimenti” non hanno nulla in comune con quelle delle ns cucine.
Piatti, bicchieri e posate lavati con acqua di colore indefinito e asciugati con stracci utilizzati un po per tutto.
Durante tutto questo provvedavamo a preparare improponibili The e cioccolate calde con e senza latte per tutto l’equipaggio. Bevande orrende che non capisco come possano piacere visto che non somigliano nemmeno lontanamente a quelle a cui siamo normalmente abituati.
Per non parlare del te freddo e dei succhi di frutta o del caffe: acqua miscelata a polveri provenienti da barattoli vari..
Sarah ha lavato 🙂 e io ho asciugato, per modo di dire…
Gli strofinacci stesi ad asciugare su una corda tesa sopra il banco di lavoro della cucina che gocciolavano sui cibi sottostanti sono stati la chicca finale, seconda solo a qualcuna che e’ venuta a scicquare una maglia ed un paio di mutande sotto il lavandino mentre lavavamo i piatti.
Le mie mani si sono alternate tra: impastare il pane, mescolare gli alimenti, lavare e sciacquare, asciugare, prendere la spazzatura, tagliare il pane, le cipolle, l’aglio e tutto il resto, ovviamente senza mai lavarle, se non ad inizio e fine giornata.
Che dire? Non ho mangiato nulla tranne il riso e la pasta in bianco prelevati direttamente con la forchetta da me lavata dalla pentola.
Siccome al peggio non c’e’ limite, abbiamo anche ricevuto i complimnti da tutti: great food!!
Oh! Thank you!!
Che esperienza, vado a dormire. Almeno dopo questo stress mi toccano 10 ore di riposo continuo…
Spero almeno di non avere incubi culinari!