Il Diario di Fabrizio D’Aloia – Cross Pacific Race Day 20

68

Fabrizio D' AloiaSuccede a bordo sotto coperta…

I due in stand by (io e jimmy, australiano) iniziamo a preparare il pranzo
dopo aver lavato piatti e posate lasciati sporchi dal  turno precedente per la colazione (cercheremo di lasciargli qualche cosa da lavare anche noi dopo il pranzo)

Andiamo a prelevare in qualche gavone il sacco “impermeabile” relativo al giorno X dove sono contenuti gli ingredienti per il pranzo e la cena di oggi.
In genere dentro ci sono pacchi di pasta, riso o noodles e scatolame vario per preparare il relativo sugo o condimento. Una goduria!!
Scusatemi per i termini non appropriati, ma non so cucinare.

A questo punto si legge sulla ricetta come preparare. In genere basta mescolare tutto in un pentolone con acqua. Mi sembra un esperimento di chimica A volte occorre tagliare qualche patata, carota, cipolla o aglio.
In genere llo faccio io. Mi piace. Ovviamente senza lavare e pelare.

Tutto quanto avviene su un banco a ferro di cavallo in cui in fondo c’è la cucina basculante.

Tutto balla, sbatte e vola via nell’indifferenza di tutti.

Il ferro di cavallo ha all’esterno due panche dove si ci potrebbe sedere per mangiare. In effetti sono sempre bagnate e coperte da una cerata anch’essa bagnatta.
Nulla di ospitale, quindi si mangia i npiedi con la scodella in mano.

Mentre l’acqua bolle, provvediamo a sollevare il paiolo della sentina e con tanto di seccio, paletta e spugna provvediamo a svuotarla. Colore dell’acqua: marrone tendente al nero!

Uno dei due riempie il secchio, l’altro lo svuota fuoribordo uscendo allo scoperto sperando di non prendere troppo freddo o acqua. L’operazione si ripete due-tre volte.
Se Bob lo skiipper ti becca senza clipparti per rovesciaare il secchio fuori bordo ti cazzea in dialetto da scaricatore di porto inglese.

Quindi si ritorna a cucinare, ovviamente zenza lavare le mani. A terra sul paiolo, in genere, ci sono vele da sistemare e gente che si affanna a farlo.

Altri riparano qualcosa con pezzi e attrezzi posizionati sul banco dove si cucina, fianco a fianco conn i cibi chesi stanno preparando ecc.

I piatti si lavano con l’acqua di mare e senza detersivo, ripulendoli a mano.
I bicchieri in genere si sciacquano solamente.
Le posate idem. Hanno un colore opaco con macchie di ruggine per cui diventa difficile capire quando sono pulite. Per cui ci limitiamo solo a sciacquarle.

Ogni ora uno di noi due si reca nella navigation station (navstat) a scrivere il libro di bordo con tutti i parametri della navigazione. Attimo di relax prima del rush finale…

Quindi ci dividiamo i bagni da pulire. Sempre a mani nude cambiamo i sacchetti di plastica pieni di “rifiuti”.
Il sacchetto bio (carta e cacca) viene gettato fuoribordo insieme allo scatolame.
Quello con i rifiuti “normali” (fazzolettini imbevuti, assorbenti ecc.) finisce invece nel bustone nero dei rifiuti generali che, quando è pieno, finisce a poppa nel gavone apposito (lazaretto, immaginate che odore quando dopo una ventina di giorni contiene una ventina di bustoni) per essere poi smaltiti quando saremo a terra.

Quindi con la carta igienica si cerca di pulire a terra nei bagni le macchie dei vari colori, dal giallino al verde!!

Quindi si ritorna a cucinare. Il pranzo è pronto e iniziamo a servirlo, sempre senza lavare le mani se non sciacquandole sotto l’acqua di mare.

Prima serviamo il turno che deve montare, poi quello che smonta, infine noi due, conservando due razioni per i due del ns turno che stanno riposando.

Ognuno aggiunge condimenti, salse e spezie a volonta di ogni tipo, al limite del nausebondo. Cose mai viste prima in nessun supermercato in Europa.

Si fa finta di lavare qualche scodella e bicchiere e si lasciano le pentole e le posate a quelli del turno successivo.

E la giostra dantesca riparte per cena e poi colazione. E poi per il giorno dopo senza fermarsi mai fino all’arrivo a Seattle.

A meno di 1800 miglia, ma sempre troppo lontana…