Il Diario di Fabrizio D’Aloia – Cross Pacific Race Day 12

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Il Diario di Fabrizio D’AloiaUna burrasa così con solo non l’avevo mai vista ma, sopratutto, non mi ci ero mai trovato in mezzo.
Figuriamoci nel bel mezzo dell’oceano Pacifico e per 20 ore.
Stamattina alle 10.00 ad inizio del turno, la visibilità non superava i 30-40 metri intorno alla barca.
Si navigava in una nuvola d’acqua.
Il rumore del vento, ad oltre 50 nodi, rendeva quasi impossibile ogni conversazione. I comandi si comunicavano a gesti.
Il mare tutt’intorno era un ribollire spumeggiante.
Le gocce d’acqua che si staccavano dalla superficie sembravano chicchi di grandine che volteggiano nell’aria e che poi, investiti dal vento, diventavono dei proiettili quando ti investivano il volto.
Le onde ed il vento al traverso facevano rollare la barca di continuo rendendo difficile mantenere l’assetto stabile.
Treni continui di onde di 6/7 metri si susseguiano e rendevano la vista intorno ancora piu’ impetuosa quando si era sulla sommità e poi iniziava la discesa in una valle d’acqua.
Vedere la barca, un 70 piedi, filare a 20 nodi con due “fazzoletti” di vela (la randa con tre mani di terzaroli e la staysail) era impressionante.
E’ incredibile quanta fiducia riponi in quei momenti nella tecnologia, nella tenuta dei materiali, nella corretta progettazione e assemblaggio delle parti. E ti affidi completamente.
Ogni componente lavorava sotto forte tensione e si vedeva ad occhio nudo.
Il timone duro da manovrare.
Sarebbe bastato il cedimento di una scotta, una puleggia, una sartia o strallo o una pala del timone per mandare la barca fuori controllo o farla ribaltare.
Ovviamente eravamo tutti clippati, nessuno aveva paura, ma tutto il contesto era spaventoso.
La coperta della barca era investita regolarmente da fiumi d’acqua che la spazzavano da prua a poppa, e noi, in mezzo, venivamo investiti da centinaia di litri d’acqua fredda. Le dry suit (le cerate impermeabili) hanno retto benissomo e siamo rimasti quasi asciutti al di sotto.
Avevamo difficoltà a mantenere la posizione in pozzetto se non eravamo clippati e aggrappati alle manovre o alle linee di sicurezza.
La pioggia incessante quasi non si avvertiva.
Ad un certo punto Bob, mi indica di andare al timone, è il mio turno… Gli dico che non so se sono in grado di reggere il timone in quelle condizioni, non l’ho mai fatto.
Mi risponde che è piu’ semplice di domare un cavallo. Ribadisco che non so come’è perche’ non l’ho mai fatto.
Bene, inizia dalla barca allora!!! Now“.
Questa la sua risposta che non lasciava spazio a dubbi o ulteriori vie di fuga.
Tenere il timone, mantenere la rotta, surfare sulle onde impetuose, le discese ardite, poi le veloci risalite, la barca oltre i 20 nodi.
Mi sembrava di viver in un videogame di realtà virtuale di ultima generazione. Invece era tutto vero!!
Poi il vento ha iniziato a girare e ad essere rafficato. Raffiche con punte di 60 nodi che piegano la barca che cercavo di allontanare dal vento per rabbrizzarla velocemente.
A fine turno al timone, esausto, ma soddisfatto, ero seduto sulla falchetta a “rivedere”
quello che avevo appena vissuto.
E’ bastato un attimo, una presa lenta e un fiume d’acqua mi ha letteralmente spazzato via.
La cintura di sicurezza ha bloccato la mia folle corsa dopo un metro e mezzo
strattonandomi violentemente. Tutto Ok, nulla di rotto.
A fine turno, quando mi sono spogliato, un’enorme lividura sul fianco faceva bella mostra di se.
Sono sato fortunato, poteva andare molto peggio. Non oso pensare alle conseguenze di un infortunio nel bel mezzo di una burrasca in pieno oceano…
Il Pacifico non ti consente distrazioni, di nessun tipo, neanche per sognare…
Vedere il vento, le onde, la pioggia scatenarsi insieme ti fa sentire una nullità rispetto alla forza degli Elementi, specie se sei in mezzo all’oceano.
Eppure gli uccelli ne approfittavano per continuare a volare e cacciare pesci.
E’ la forza dell’evoluzione, capace di adattare le specie a tutto, altrimenti si estinguono, ma è sopratutto la grandezza di Chi ha creato tutto questo!!