Dalla Champions alla Seconda Categoria: Rione-Atletico come il derby di Madrid

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I derby sono sempre derby, a qualsiasi latitudine si giochino. Certo, ci sono quelli più importanti di altri per storia, fascino e blasone. Ci sono quelli che possono scrivere la storia, come accadrà sabato sera tra Atletico Madrid e Real Madrid, dove in palio ci sarà niente di meno che la Champions League. Poi ci sono quelli della gente, quelli che infiammano i cuori perché in campo scendono amici e parenti. Quelli che contano meno, perché ci si gioca “solo” l’accesso alla Prima Categoria. E’ il caso della sfida tra Rione Libertà e Atletico Benevento, in programma probabilmente (in attesa della conferma della Federazione) domenica pomeriggio. Quasi 24 ore dopo l’importante match di San Siro, Benevento vivrà il suo personalissimo derby e allora proviamo a giocare accostando le due compagini sannite a quelle madrilene.

DAL CHOLISMO AL PINTISMO – Diciotto gol subiti in un’intera Liga e l’accusa di praticare un calcio ultra difensivo. Simeone non si è mai preoccupato delle critiche, è sempre andato avanti per la sua strada convinto che alla fine sono i risultati l’unica cosa a contare veramente. Un’attenzione difensiva che lo stesso Maurizio Pinto ha sempre dimostrato di avere a cuore. Quest’anno l’impresa gli è riuscita meno (sono stati ben 33 i gol incassati) ma per organizzazione e modulo (il 4-4-2) non c’è dubbio che il Rione Libertà debba essere associato ai colchoneros. La voglia di stupire non partendo da favoriti è un’altra qualità in comune a entrambe le squadre. Mentre Simeone sogna dunque la sua prima coppa dalle grandi orecchie, Pinto deve accontentarsi di ambire alla seconda promozione consecutiva dopo quella col Real San Nicola.

Rione Libertà-Atletico BeneventoCAMISETA BLANCA (NERA) – Quando le cose non vanno come dovrebbero andare; quando sei obbligato a vincere perché è la storia che lo impone ma la meta appare maledettamente lontana; la soluzione possibile è una sola: un cambio in panchina per provare a dare la svolta alla stagione. Al Real Madrid non ci hanno pensato due volte, via Benitez e guida tecnica affidata al debuttante Zidane. Congetture diverse hanno portato a un cambio anche in sella all’Atletico Benevento, con Ricciolino subentrato a Viglione. Stessa voglia di attaccare con il 4-3-3 e stesse amnesie costate punti preziosi strada facendo. A discapito del nome, l’Atletico Benevento si avvicina maggiormente all’idea del Real Madrid, del resto tra le due maglie l’unica differenza è rappresenta da quelle strisce nere presenti sulla camiseta sannita.

DA SAN SIRO AL MEOMARTINI – Con le dovute proporzioni e sempre in maniera ironica, proviamo adesso ad associare alcuni giocatori. De Cristofaro ha le carte in regola per assomigliare a Godin. Qualche gol in meno per il giallorosso ma entrambi leader silenziosi delle rispettive retroguardie. A centrocampo Giangregorio e Gabi sono i cervelli delle due compagini, mentre la grinta di Vessichelli potrebbe essere paragonata a quella di Saul, anche se in favore dello spagnolo giocano una tecnica di base e una qualità sopraffina. Il ruolo di Griezmann in termini di reti spetterebbe a D’Onofrio, ma l’attitudine a giocare da seconda punta e l’essere più uomo simbolo lo accostano maggiormente a De Matteo. A D’Onofrio il compito di impersonare Fernando Torres, con il vantaggio di aver inciso maggiormente, nel suo piccolo, sulla stagione del Rione Libertà rispetto a quanto fatto dal Niño con l’Atletico Madrid.

Al “Bernabeu” si godono la BBC, dalle parti del “Meomartini” devono invece accontentarsi di aver varato la LIV. L’infortunato Benzema, Bale e Cristiano Ronaldo da una parte, Latronica, Iannuzzi e Verdicchio dall’altra, in rigoroso ordine di assonanze. Benzema e Latronica condividono il ruolo di terminale offensivo, Bale e Iannuzzi l’attitudine a partire dall’esterno e la struttura fisica, Cristiano Ronaldo e Verdicchio hanno invece la capacità di essere decisivi nei momenti chiave (vedere Casalbergo). A metà campo spicca l’assenza di un Modric nell’Atletico Benevento e allora bisogna consolarsi con Kroos e Casemiro (possibile forfait a San Siro), impersonati da Orlacchio e Petronzi. A guidare la difesa sannita troviamo Federici, il quale per fisicità e carattere fumantino si avvicina molto al portoghese Pepe. Calandro nei panni di Sergio Ramos e Di Dio in quelli di un Carvajal tutto corsa e polmoni chiudono questo immaginario e simpatico viaggio che ci ha condotti da San Siro al Meomartini.