Il Castelpoto precisa: «Vogliamo che emerga la verità, non siamo carnefici»

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E’ stata indubbiamente la partita che ha catalizzato l’attenzione generale nello scorso fine settimana. Sporting Pago VeianoCastelpoto, come noto, è stata sospesa dal direttore di gara dopo un parapiglia che ha coinvolto giocatori e dirigenti delle due squadre. Dopo tante chiacchiere, il sodalizio ospite ha voluto fare chiarezza in merito all’accaduto, decidendo di rendere pubblica la propria versione dei fatti.

«La partita è iniziata in maniera tranquilla, una sfida maschia ma non cattiva, con un ammonito per parte», inizia così il racconto della società castelpotana, «De Palma, nel frattempo, aveva già subito diversi falli e su un rinvio del portiere è andato a staccare di testa. E’ saltato molto più in alto di Mercuri e col ginocchio ha colpito l’avversario alla schiena commettendo un brutto fallo. L’arbitro ha provveduto ad ammonirlo e da quel momento in poi non si è capito più nulla. Si sono riversati tutti in campo chiedendo l’espulsione e sono volati calci e schiaffi verso lo stesso De Palma. Solo Pastore, insieme a un nostro dirigente, ha cercato di riportare la calma, mentre una persona non iscritta in distinta faceva il proprio ingresso in campo e partecipava al parapiglia. A quel punto il direttore di gara ha fischiato tre volte».

Vetrone e panchinaNonostante il ritorno negli spogliatoi, la diatriba è proseguita: «Siamo stati noi a chiamare i carabinieri, ci ha pensato il dirigente Cosimo Cappella a farlo. Una volta arrivati si è cercato di trovare un accordo, sebbene l’arbitro avesse confermato di aver fischiato la fine della partita. La gara sembrava poter riprendere, ma quando il nostro presidente, Giuseppe Grasso, e il nostro capitano, Nicola Simeone, hanno chiesto chi si sarebbe preso la responsabilità, le forze dell’ordine hanno risposto di non poter presenziare all’incontro per un’altra urgenza. L’arbitro, allora, ci ha detto che senza i carabinieri non si sarebbe assunto responsabilità e a quel punto non ci siamo sentiti tutelati e ci è stata garantita libera scelta. Lo stesso direttore di gara ha sottolineato che, nel caso, avrebbe rifischiato tre volte, come già avvenuto in precedenza e udito dai presenti sugli spalti. I carabinieri, allora, hanno atteso che uscissimo dall’impianto prima di andare via».

Solo che all’uscita è successo un altro episodio destinato a far discutere: «Un nostro dirigente ha trovato il parabrezza dell’auto spaccato. Ci sono testimoni che sanno benissimo come siano andate le cose. Sono stati fatti dei rilievi e va esclusa la pallonata, dato che sul parabrezza sono stati rinvenuti un buco e dei residui. Come società abbiamo teso una mano, in modo da risolvere bonariamente la questione. Stiamo andando incontro allo Sporting Pago Veiano, non si dica il contrario, perché da parte nostra ammettiamo che De Palma abbia commesso un fallo brutto ma onesto. Probabilmente l’arbitro ha sbagliato a non espellerlo ma ciò non giustifica la reazione avuta, specie da chi è chiamato a educare e a essere da esempio per i ragazzi».

Domani, intanto, potrebbero arrivare le decisioni del Giudice Sportivo, a meno che non siano stati richiesti ulteriori accertamenti. «Ci aspettiamo che l’articolo 17 delle norme FIGC venga rispettato in pieno», conclude la dirigenza del Castelpoto, «la vicenda è chiara, nel momento in cui si verifichino atti violenti, scaturiti da persone in campo o peggio da coloro che fanno ingresso sul rettangolo di gioco, la responsabilità oggettiva va attribuita alla società ospitante che deve garantire l’incolumità dei presenti. Non ci siamo sentiti tutelati in quella circostanza, la nostra non è stata paura perché non ci siamo mai tirati indietro. Se dovesse venir fuori una decisione a noi avversa provvederemo a inoltrare ricorso e in quel caso chiameremo a testimoniare il direttore di gara, i marescialli del comando dei carabinieri di Pietrelcina e i capitani delle due squadre. Non ci interessa di vincere o perdere, questi atteggiamenti vanno condannati e non vogliamo che altri passino come vittime e noi come carnefici. Questo non ci sta assolutamente bene».