Cagnale studia da allenatore: «La gavetta serve ma è ora di crescere»

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Avrebbero dovuto correre insieme verso l’Eccellenza, invece il rapporto si è interrotto prima del previsto. Alessandro Cagnale e il Cervinara si sono separati ormai da quasi due mesi. Un rapporto fatto di alti e bassi quello tra il giovane tecnico sannita e il sodalizio del presidente Ricci. Avevano provato a ricucire lo strappo allenatore e massimo dirigente, ma quando il vaso si rompe… meglio salutarsi per tempo, prendendosi il giusto spazio per riflettere su quello che è stato e soprattutto su quello che sarà.

Alessandro la Promozione l’hai vissuta fino a poco tempo fa. A tre giornate dalla fine come valuti la situazione in vetta?

Non so chi la spunterà per la vittoria finale. La cosa certa è che si disputeranno i play off, il Grotta non perderà ulteriore terreno. A mio avviso proprio il Grotta ha gettato al vento il campionato con alcuni risultati rocamboleschi, basti pensare alla sconfitta interna con la Vis Ariano e al pari con la Virtus Goti. La formazione di Casale si sarebbe tranquillamente potuta inserire lotta al primato. Adesso è difficile fare previsioni perché si vanno ad affrontare squadre appagate e si assiste a partite decise a priori che la dicono lunga sulle polemiche che sto sentendo. Fino a quando ci sono stato io, sono state tutte partite vere ma questo campionato resta falsato soprattutto per la vicenda legata al ricorso, non si può attendere tanto tempo per una decisione definitiva.

La stagione 2015/16 è ormai andata, cosa ti lascia questa annata?

Considerando la passata stagione e questa, ho ampliato le mie esperienze in una fase iniziale della mia vita da allenatore. Ho capito di dover guardare a contesti diversi per poter pensare ad altro. Ci sono alcune situazioni che non mi consentono di poter crescere come vorrei e avverto la necessità di avvicinarmi a categorie maggiormente consone al mio modo di fare. Ambisco a una crescita pulita, sana e con vicino persone che  abbiano il mio stesso modo di vedere le cose.

CagnaleCome vedi, allora, il tuo futuro?

In questo momento non c’è nulla che bolle in pentola. L’unica certezza è rappresentata dalla volontà di salire di categoria, avvicinandomi il più possibile a quanto fatto da calciatore. Se, poi, dovessi raggiungere quella dimensione e non esserne all’altezza sarebbe un altro discorso, ma voglio almeno provarci. Per me il calcio non è un dopolavoro, è un lavoro che vivo con professionalità e sincerità, caratteristiche che mi contraddistinguono anche come uomo.

Ambizioni legittime ma difficilmente realizzabili nel Sannio. Saresti disposto a “rispolverare la valigia”?

Non ci sarebbero problemi. Ho preso in considerazione queste categorie per fare gavetta, avendola fatta anche da calciatore. Dopo due, tre anni, però, ti rendi conto che provi a fare determinate cose ma alla fine sei costretto a lasciare prima del tempo e allora capisci che questa non è la tua dimensione. Ritengo utile quanto fatto e non rinnego le decisioni prese, adesso però sarei disposto anche a uscire di casa e fare qualche chilometro in più, a patto di trovare ambienti consoni al mio modo di fare.

Il tuo nome si lega a quello del Benevento, pensi possa essere la volta buona?

Credo di si, poi è normale fare scongiuri e aggrapparsi alla scaramanzia. Vedo una squadra compatta, forgiata a immagine e somiglianza del suo allenatore. I giocatori hanno “fame” e un carattere forte, qualità mai viste prima. Quanto scendono in campo sono concentrati sull’obiettivo, non cadono in provocazioni e si è visto contro la Juve Stabia. Le altre volte spiccava il singolo, quest’anno è il complessivo a fare la differenza. Segno che la squadra si muove seguendo i dettami del tecnico e che il lavoro alla fine paga sempre. Vedo un Benevento superiore alle avversarie, Lecce compreso.